giovedì 24 ottobre 2013

Vince Fonzies.


Fare merenda non è mai stato così stressante!
Se optate per tè caldo e biscotti, fate attenzione a non ingurgitare un cartoncino zebrato.
Se preferite qualcosa di fresco concentratevi per smascherare il pinguino bianco.
Se invece siete più per il salato e gradite un pacchetto di Fonzies, munitevi di righello: non si sa mai che lo troviate "due centimetri più lungo".

Nei precedenti articoli (Coca Cola: un social media...reale e La Coca Cola è tua, ma la Nutella è mia;arrivare secondi e farlo con stile) abbiamo visto che anche in ambito di marketing esistono diverse mode, ma, come ho ribadito più volte negli stessi articoli, alla base del successo di una strategia pubblicitaria c'è la coerenza: più gli elementi che compongono una campagna pubblicitaria, come immagini, musica, testimonial, tono del messaggio e linguaggio impiegato, sono coerenti con i valori del brand e il mondo simbolico da esso creato, più alla mente dei consumatori il messaggio risulta naturale e accettabile.

Ecco perchè Fonzies è fra tutti il vincitore; vediamo brevemente questi due esempi:
1. "FONZIES XXL"
La verità è che la caccia al Fonzies più lungo è cominciata il giorno stesso in cui i Fonzies sono apparsi sugli scaffali dei supermercati. A chi non è mai capitato di condividere un sacchettino di Fonzies e dire cose del tipo "guarda questo che lungo!", oppure "questo (lungo) lo prendo io!"?
Il marchio ha quindi perfettamente sfruttato un aspetto del prodotto che era già una caratteristica distintiva dello stesso.

2. "SE NON TI LECCHI LE DITA GODI SOLO A META'"
Ecco come trasformare un proprio difetto (forse l' unico) in un punto di forza a proprio vantaggio. Sgranocchiare Fonzies per strada e non aver un pacchetto di fazzoletti o non trovarsi nelle vicinanze di una fontanella può essere alquanto sconveniente: o si passano le dita lungo la giacca (= un'altra lavatrice), o le si fa scivolare in bocca mettendo a rischio il nostro bon ton.  Poi arriva un simpatico spot e ci spiega che leccarsi le dita non solo va bene, ma è rito integrante del mangiare Fonzies, senza il quale non ci si può godere il gusto fino in fondo. 

In poche parole stiamo continuando a consumare Fonzies nello stesso identico modo in cui lo facciamo da sempre, solo che ora siamo giustificati a leccarci le dita e più agguerriti nell'aggiudicarci il Fonzies più lungo.

Se non ti lecchi le dita godi solo a metà.                             Fonzies XXL







 






lunedì 21 ottobre 2013

Pubblicità, società, ecosostenibilità

C'è una soluzione per salvaguardare l'ambiente. Ci state?
Non saranno pinguini tamarri , donne sensuali o uomini in carriera col giusto deodorante a convincervi che funziona; per una volta vi basta solo ascoltare ciò che vi viene detto senza troppe interpretazioni.
Se ci state, in fondo alla pagina troverete il link del sito e lo spot.

Fra le magnifiche pubblicità televisive che ci bombardano quotidianamente c'è anche tanta spazzatura, è il caso di dirlo, ed ecco arrivare il Salvambiente di Aldo Sutter che ricicla le regole di una pubblicità vecchio stampo: un messaggio immediato, sostenuto da un sito internet altrettanto semplice ma eloquente che ne conferma la scelta di stile.


PUBBLICITA':
Lo stile è quello di "ci metto la faccia" inaugurato da Giovanni Rana qualche anno fa.
Artigianale quanto basta per una comunicazione pubblicitaria di carattere informativo, diretta e chiara, che trascura completamente il tratto emozionale, diventato un must degli spot odierni. Considerati il tema e il prodotto, la scelta risulta accettabile e anche distintiva, ma si attendono mutamenti verso il mondo sensoriale.


SOCIETA':
Raccolta differenziata, imballaggi che indicano dove essere buttati e offerte al supermercato di prodotti sfusi stanno segnando un mutamento nella società, il cui interesse per l'ambiente sta crescendo, seppur a piccoli passi.
Il Salvambiente Sutter si inserisce perfettamente in questo contesto proponendo una soluzione semplice e decisamente migliorativa per la persona e per l'ambiente.


ECOSOSTENIBILITA':
Il prodotto si basa su argomentazioni valide e concrete per dimostrare quanto l'offerta sia vantaggiosa, come ad esempio:
- risparmio economico;
- stop al trasporto di inutili pesi;
- riduzione dell'accumulo di plastica.


SITO INTERNET: www.ilsalvambiente.it
       SPOT:                                                            




mercoledì 16 ottobre 2013

La Coca Cola è tua, ma la Nutella è mia; arrivare secondi e farlo con stile.

Anno 2020: nei supermercati i biscotti hanno i nostri nomi, le bibite ci suggeriscono nuovi nomi da dare ai futuri nascituri, i sughi ci ricordano i nomi dei nostri cari e le confezioni di carta igienica si scelgono in base al nome di qualcuno che ci ha fatto un grande torto...
La conversazione tra due persone sarà la seguente:
A:"Gurada cos'è diventato fare la spesa. Ti ricordi quando prendevi la cosa che ti serviva e la mettevi nel carrello senza preoccuparti di prenderla col nome giusto?"
B:"Sì, da quando ha cominciato la Coca Cola poi è diventato tutto così. Si è messa la Nutella e via via tutti gli altri."

Di questo parleremo oggi: arrivare secondi e farlo bene.
Con Nutella si apre un ulteriore capitolo di quella che probabilmente diventerà una nuova moda pubblicitaria.  (vedi Coca Cola: un social media...reale. )
Appena ho visto lo spot ho pensato: "Che tristezza, Ferrero ha copiato la strategia di Coca Cola", ma poi ho cercato di esaminare la questione. Se davvero questo fenomeno di "etichetizzazione" avrà un successo sufficientemente duraturo o comunque molto intenso, allora Nutella sarà ricordata come "la seconda ad essere salita sul carro delle strategie vincenti". Inevitabilmente gran parte del merito verrà riconosciuta alla Coca Cola, ma nella mente del consumatore Nutella si è appena assicurata una posizione specifica e privilegiata rispetto a tutti coloro che da qui in avanti si uniranno alla carovana; la struttura cognitiva della memoria infatti è costituita da una rete i cui nodi sono pezzi d’informazione connessi tra loro da link più o meno profondi (network associativo).
Il brand Ferrero si è quindi garantito da una parte un link diretto al "nodo Coca Cola", e dall'altra una collocazione nel processo mnemonico che le consentirà di essere ricordata in modo distintivo e non essere inserita nel club dei "tanti altri arrivati dopo...".
Lo spot inoltre è realizzato molto bene richiamando quelle che sono le costanti del messaggio inviato da Ferrero:
Nutella è per tutti;
Nutella ci accompagna nella crescita;
Nutella e famiglia.
Calcando inoltre la mano su una strategia di marketing della memoria che inevitabilmente ci fa sorridere e pensare "è vero...".

Ecco lo spot:




venerdì 11 ottobre 2013

Coca Cola: un social media...reale.



Una trovata straordinaria quella di personalizzare bottigliette e lattine con nomi e "personaggi". 
Sì, tanto banale quanto geniale. 
Dove sta la genialità?

Ora pensate a me, che studio affannosamente marketing e comunicazione e non sono una consumatrice di Coca Cola, che vado al supermercato e vedo una lattina con scritto "Irene": chi è Irene? Un' amica che trangugia litri di Coca Cola e sorride, per cui mi viene automatico pensare di comprare quella lattina e regalargliela (poi non lo faccio, per questione di principio e orgoglio...ognuno ha le proprie fisse!). 
Oppure immaginatevi una cena tra amici ai cui rispettivi posti a tavola avete associato una bottiglia di Coca Cola con il loro nome o i loro soprannomi (sempre che abbiate amici da chiamare "il genio" o "il vip" ecc...).
Ancora, ipotizzate la situazione di due neo-sposini che dietro alla macchina nuziale attaccano lattine con scritto i propri nomi o "amore".
Sì, io lo trovo kitsch.
Sì, io lo trovo assurdo.
Ma sì, io lo trovo, dal punto di vista pubblicitario, assolutamente geniale.
Soprattutto in una società moderna in cui la ricerca e l'espressione della propria identità sono diventati obiettivi primari dell'esistenza umana. (G. Fabris, La pubblicità: teorie e prassi, Franco Angeli, Milano, 1992).

La campagna di Coca Cola "Condividi una Coca Cola con..." non si esaurisce nello spot pubblicitario, bensì con esso comincia e si attua utilizzando le stesse dinamiche di socializzazione adottate dai social media, con il privilegio di offrire un'opportunità concreta.
Sfruttando due elementi quali il nome proprio e la tecnica della condivisione, Coca Cola ha dato il via a un vero e proprio social media della realtà.
Il nostro nome è da sempre qualcosa che ci caratterizza e che segna i nostri confini, le nostre proprietà. Se c'è il nostro nome, possiamo rivendicare un certo possesso; dove c'è il nostro nome ci siamo noi. I nomi finiscono per diventare una parola che riassume una specifica personalità ed è per questo che talvolta in seguito a cambiamenti o sviluppi particolari della propria persona nasce il desiderio di compiere delle modifiche al nome originale, trovare soprannomi alternativi o nomi d arte. Tramite il nostro nome comunichiamo al mondo la nostra esistenza.
Il concetto di condivisione invece, ha un' origine più recente, se lo consideriamo nel contesto attuale in cui è diventato un must, una delle necessità essenziali per l'uomo (respirare, comunicare, condividere). Lungi da me soffermarmi troppo sull'evidenziare come gran parte di questo fenomeno sia stato causato dai social media, come questi abbiano cioè creato il bisogno di far sapere al mondo e pure istantaneamente i nostri pensieri, problemi,successi ecc...quasi a credere che se nessuno commenta o almeno legge i nostri post (siano essi testi, immagini o video), forse non abbiamo veramente vissuto quella situazione o addirittura non è valsa la pena viverla (una provocazione che auspico venga smentita!)...dicevo, lungi da me dedicare più di queste quattro righe all'argomento, sottolineando piuttosto quanto la strategia di marketing assunta da Coca Cola in questa direzione sia stata azzeccata, grazie soprattutto all'assoluta coerenza che la caratterizza.
Il marchio Coca Cola infatti ha sempre costruito sulla filosofia della condivisione le sue campagne pubblicitarie ed ora, con l'avvento dei social media, è riuscita a portare il proprio messaggio ad un livello successivo facendolo intersecare perfettamente con la realtà odierna e le relative pratiche di socializzazione, come affermato poco sopra.
Mi permetto di dire inoltre quanto questa scelta sia decisamente più consona, rispetto al precedente tentativo di portare in tavola Coca Cola durante i pasti con "La ricetta della felicità": incentivare gli italiani a bere Coca Cola a pranzo e a cena è stata una mossa azzardata e un rischio non indifferente di diventare preda delle furia di alcune madri, di alcuni salutisti e di alcune madri salutiste. 

(Ecco un esempio di guerrilla marketing a testimonianza che lo spot altro non è che un punto di partenza di un progetto più grande)